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Michele Di Salvo
05 May

Odio e paura. Da Vincere e vinceremo a vinciamonoi

Pubblicato da Michele Di Salvo  - Tags:  Grillo, M5S, Albadorata, destra, europa, Beppe Grillo, Odio, paura, Casaleggio

Odio e paura. Da Vincere e vinceremo a vinciamonoi

Odio e paura. Se dovessimo sintetizzare in due parole gli elementi che con maggiore facilità attraggono elettorato e sostenitori massimalisti queste sono le due parole chiave.
L'odio verso un qualsiasi diverso, ma anche verso qualsiasi nemico che venga additato come l'origine dei nostri mali: immigrati, euro, Europa, poteri forti, ma anche chi ha un'altra religione o semplicemente la pensa diversamente da noi e ci mette in difficoltà con il suo ragionamento.
Paura è l'altra condizione necessaria: "cosa accadrebbe se..." condito da qualsiasi sciagura vera o presunta purché esprimibile in tre, massimo quattro parole. Anche qui la paura di perdere qualcosa, che sia un diritto, soldi, privilegi, posizione, ma soprattutto certezze, convinzioni, di dover mettere in discussione il proprio modo di vivere e pensare.

Il tutto deve necessariamente passare da una visione e descrizione "dell'altro" banale, surreale, eccessiva, il che inevitabilmente alimenta non solo il massimalismo, ma anche la violenza verbale dei gruppi di attivisti. Avviene che descrivere se stessi come gli unici onesti porta irrimediabilmente a dire che gli altri (tutti) sono collusi, criminali, opportunisti, tendenzialmente ladri. Un'equazione secca, e aprioristicamente insindacabile, che ha in sé un ulteriore vantaggio comunicativo: non dover mai entrare nel merito delle questioni, rende superfluo qualsiasi programma ed approfondimento della proposta politica.
Si perché – è questa la tesi – se tu sei un ladro, per definizione io mica mi metto a discutere di politica con un ladro. E tutto passa in secondo piano. O, per usare una espressione da slogan, "oltre". E quando proprio non puoi fare a meno di replicare, il benaltrismo aiuta a superare anche l'ostacolo della logica più semplice: dietro "occorre ben altro" si sopisce ogni criticità della propria massa.

Qualcuno potrebbe pensare che questa tecnica sia nuova, che sia un'invenzione geniale di Grillo o Casaleggio, e invece si perde nella notte dei tempi della retorica politica, sino ai tempi recenti che vanno dalla fase del "terrore" della rivoluzione francese, sino ai movimenti attorno ai quali sono nate le grandi dittature del secolo scorso, da Mussolini a Franco a Hitler a Stalin un sottile filo rosso (un rosso sangue) accomuna non solo quei discorsi, ma il modo con cui viene costruito il consenso attraverso una retorica politica – parlata o scritta ma altrettanto manichea nelle prassi – fondata essenzialmente sulle logiche di un mix tra odio e paura.
Operazione che non riesce sempre, perché accanto a queste "fortune" altri movimenti e leader hanno tentato queste vie, sempre le stesse, e tutto sommato semplici e banali, da "l'uomo qualunque" ai governi unipersonali del sudamerica sino al FrontNationale di LePen passando per la Lega Nord e l'inglese Farange o Albadorata in Grecia, in tanti di ogni colore e periodo hanno cercato di percorrere questa strada per raccogliere consenso e conquistare l'agognato potere. Tutti però con un certo limite, caso per caso, che non ha facilitato il raggiungimento dell'obiettivo.

Terzo, ma non ultimo, elemento e collante è il far sentire il gruppo così formato "irrimediabilmente sotto attacco". Quale sia il nemico è irrilevante, meglio se etereo e poco percepibile. Un intero partito, i non meglio qualificati poteri forti, una lobby (o meglio le lobby in generale), sindacati o immigrati sono i nemici moderni che hanno preso il posto delle "nazioni plutocratiche" piuttosto che "il complotto sionista mondiale" o "il capitalismo".
Difronte a questi temibili nemici (tanto più temibili quanto impercettibili) ogni critica interna è "fuoco amico" che indebolisce "la rivoluzione". Parola unica e unificante ovunque ricorrente senza distinzione di paese, lingua, colore, epoca.
L'importante è "il nemico da abbattere", per fare cosa, i programmi, gli uomini che prenderanno i posti di governo "verranno dopo", sono secondari rispetto alla lotta cui sono chiamati a raccolta "i migliori" che diventano – e si sentono – quasi eroi, e i cui leader (siano oggi anche semplici parlamentari) diventano bandiera e vessillo di una lotta unitaria, quasi fosse una crociata.
Nel tritacarne finiscono tutti, anche "gli amici" (e forse talvolta soprattutto loro), rei di non aver compreso che "siamo in guerra" e non si fanno prigionieri né si possono concedere distrazioni o errori. Non è ammissibile la minima virgola fuori posto al giornale di riferimento, men che meno al medium televisivo – data la sua straordinaria diffusione – e quindi anche Santoro e Servizio Pubblico diventano bersaglio perché hanno dato voce a un operaio di Piombino che, con i suoi colleghi, non si era prestato a essere l'ennesimo palcoscenico passivo per far esaltare e diffondere il messaggio del leader pentastellato. Già, chi non applaude o critica è irrimediabilmente corrotto, o quanto meno colluso per interesse personale.
Non c'è più spazio per discutere o entrare nel merito, poco conta se quel Grillo di fronte a cinquemila famiglie dal futuro incerto abbia sbandierato "due miliardi del fondo Ceca" che semplicemente non esistono. Chi dubita di questo è un avversario che rema contro.
Non c'è spazio e tempo in questa guerra totale e definitiva per chiedere a Grillo alcun chiarimento, come in quale gruppo andranno i suoi europarlamentari, di dire una sola parola sugli applausi del Sap, per avere posizioni chiare e definitive sui diritti civili, sull'immigrazione. Figuriamoci discutere del fatto che vuole abolire una moneta con un referendum, o rivedere trattati nell'europarlamento. Già, di tutto questo non si può parlare, perché forse il vero rischio sarebbe ammettere che stavolta Grillo chiede voti per fare eleggere europarlamentari senza conoscere nemmeno funzioni e ruoli dell'europarlamento.
"Vincere, e vinceremo" oggi è un hashtag che risuona #vinciamonoi. Per fare cosa è questione che alla massa, la gente, il pubblico non deve interessare.

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R
E' una cosa aberrate... già vissuta che si sta ripetendo
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S
Linguaggio fascista ma anche brigatista, tutti noi "anziani" abbiamo ancora il ricordo di quegli sciagurati proclami...
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