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Michele Di Salvo
12 Dec

Il social game di Grillo e le liste di proscrizione

Pubblicato da micheledisalvo

Il social game di Grillo e le liste di proscrizione

Ho letto con attenzione i molti interventi ed editoriali di questi ultimi giorni sul nuovo “gioco di ruolo” inventato da Grillo: “segnalaci il giornalista da mettere alla gogna”. Dopo il primo articolo che prendeva di mira Maria Novella Oppo de l’Unità è toccato a Francesco Merlo di Repubblica. E sono centinaia le segnalazioni che in questi gironi stanno arrivando al blog.
Chiunque abbia un qualsiasi sassolino da togliersi dalla scarpa, per questa o quella risposta ricevuta, per un articolo, un pezzo su un blog, ma anche risposte su facebook e twitter… la caccia è aperta, fa tendenza, rinsalda il gruppo e crea un successivo “social game” in cui vince chi lincia e lapida meglio il bersaglio quotidiano.
È così che pare che nel Movimento 5 Stelle si assegnano i galloni della fedeltà alla linea: chi insulta meglio. C’è a dire il vero anche chi ha minimizzato, affermando che riprendere e censurare con forza queste vicende finisse con l’essere un modo per darvi risalto, bollandole come (il solito) fenomeno della rete; come se la rete fosse altrove e fosse un’altra cosa. I migliori lo hanno ricondotto ad uno “stile fascista” – o genericamente dittatoriale – in cui venivano fatte le liste di proscrizione, cui in genere alle “pene sommarie corporali” seguiva come minimo un confino.
E invece, visto che ci ripetiamo spesso che questo paese manca di memoria, mi permetto di dissentire da chi reclude il fenomeno alla rete ed al contempo mi sento di non elevare lo stile grillino a una qualsiasi dittatura, che in sé ha quantomeno una ideologia precisa ed un programma chiaro.
Il paragone che mi sento di fare è ad esperienze ben più becere della nostra storia recente, quando cioè NAR e BR realizzavano precisi volantini con foto, nomi e indirizzi, e semmai professione, dei “bersagli da colpire”, dei “nemici da abbattere”, generando così un diffuso senso di terrore e avvertimento mafioso a chiunque avesse anche solo idea di schierarsi apertamente contro. E spesso bastava, e non serviva nemmeno poi gambizzare…
Se l’analogia sembra forte, un’altra lo è anche dippiù: quel richiamo a “unirsi a…” in una presunta e forzatamente desunta “lotta comune” indirizzato a qualsiasi movimento di protesta o legittima istanza di una parte più o meno vasta della popolazione.
Oggi Grillo fa la stessa cosa, cavalca i malumori e i temi sentiti dalla pancia della gente, lo fa con parole vuote, senza offrire soluzioni concrete, semplicemente offrendo, alle persone che unidirezionalmente lo ascoltano, gogne più o meno mediatiche, facendo liste di cattivi cui dare le colpe per i mali del nostro tempo, e offrendosi come vendicatore.
Ruolo della politica dovrebbe essere quello di mediare e offrire soluzioni, ed in questo semplice assioma è tutta la mancanza di politica del Movimento di Grillo, ma questo ormai non conta.
C’è però una differenza tra questi anni e quelli di piombo, e cioè che mentre in quegli anni ci si metteva la faccia, oggi la guerriglia, il terrore, la si fa in rete, la si fa con la anonima accusa e delazione del giornalista, del blogger, si espongono le persone al linciaggio verbale senza diritto di replica e senza alcuna possibilità di rettifica.
Ci si dimentica però che se tutto questo serve a catalizzare nelle urne il voto di protesta, mentre si fomenta la piazza, qualcuno certe grida le prende sul serio. Facile poi scegliere di dissociarsi, dal salotto della propria villa da miliardario di Genova e attraverso poche righe su un blog, dal gesto inconsulto di qualche esaltato.
E troppo spesso non c’è responsabilità morale per le conseguenze delle parole gridate da un palco. Infondo, anche oggi, c’è chi dice che è solo lo spettacolo provocatorio di un comico anziano. Infondo, c’è ancora chi dice che alla fine che vuoi che sia, è solo un piccolo post su un blog.
Finanche quando l’invito ad “unirsi a noi” è rivolto alle forze dell’ordine, invitandole a non difendere i politici, quasi a novello rivoluzionario che arruola l’esercito contro un dittatore. Io capisco che tutto questo per un comico narcisista che per apparire farebbe e direbbe di tutto può anche essere un gioco divertente, ma il mio è il punto di vista di un ragazzo, e come tale devo ricordare che mentre “i vecchi” parlavano al caldo ed al sicuro delle loro posizioni, erano proprio i ragazzi a sparare per strada, a farsi male, a morire e a farsi la galera. Ed anche questa è una lezione da ricordare.
P.s. se per qualcuno questa messa alla berlina di giornalisti “contro” è un gioco che durerà poco, che infondo riguarda solo due nomi, state tranquilli, non vi indignate, e non dite nemmeno che tendenzialmente è un reato; attendete che tocchi al vostro collega di scrivania, o a voi, e quel giorno potrebbe accadere che quando vi indignerete vi ritroverete in redazioni vuote, senza un giornale su cui scriverlo. Pensateci.

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T
Il potere mediatico perchè sottovaluta la situazione ? Chi vuole ricordare può leggere qualche libro o giornale degli anni venti ed allora noterà delle sinergie e delle analogie con quel tempo funesto ,che continuiamo a pagare ancora, perchè sottovalutato dai governi che si sono succeduti.Le manifestazioni dei " forconi " con la presenza di gente violenta che sta imperversando nelle città con parole come " bruciate i libri " rappresenta e disegna una realtà che il governo, le forze dell'ordine, i partiti di massa, le organizzazioni sociali stanno sottovalutando. Con la speranza che un giorno non si dica : Ah se fossimo intervenuti in tempo !
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