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Michele Di Salvo
17 Jan

Le nuove tecnologie e le nuove patologie

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  comunicare, comunicazione, comunicazione digitale, Documenti, facebook, giovani, IAD, internet, nuova generazione, patologia

Ogni “nuovo” strumento di comunicazione introduce un cambiamento sociale. Un cambiamento che parte dal modo di comunicare dell’individuo, e quindi dal modo con cui viene strutturato il processo delle relazioni soggettive. Ed è attraverso queste piccole trasformazioni che riguardano società “cellulari” (lo studente nella propria classe, il figlio in famiglia, il singolo tra colleghi,…) cambia anche il linguaggio e la relazione dell’intera società, attraverso i ricambi generazionali. Ne abbiamo discusso a lungo e a lungo se ne discuterà. È avvenuto con la “generazione della radio” e l’importazione nel linguaggio relazionale comune di suoni e parole nuove, è poi avvenuto con il cinema, con la televisione… sino all’uso massivo dei telefonini e dei primi pc collegati in rete. Ed è importante ricordare che il primo momento di interazione fisso-mobile nasce proprio nella coesistenza di postazioni fisse interconnesse e telefonia mobile: siamo negli anni novanta, e quanto questo avrebbe cambiato e accelerato la nostra vita non era nemmeno immaginabile.

Tuttavia questa velocità ha impedito di studiare e valutare appieno gli effetti nella comunicazione e nella relazione sociale di questi nuovi strumenti. Senza tuttavia ritornare sui passaggi comunicativi proprio degli anni novanta, appare difficile un approccio organico e sistematico a quanto si sta verificando da meno di un decennio attraverso le capacità interattive offerte dal web 2.0 in generale (prima) e dei social network (dopo). Ultimamente si stanno tuttavia moltiplicando le riflessioni e i tentativi di ricerca per creare dei protocolli univoci utili a tracciare le “nuove” patologie legate al web e in generale all’eccesso ed alla deformazione patologica della comunicazione digitale.

Sarebbe interessante un approccio nuovo e maggiormente dinamico, ma appare difficile sino a quando una nuova generazione di psicologi, sociologi e tecnici della comunicazione non riuscirà a “rompere” i vecchi schemi dei protocolli di analisi: non perché siano sbagliati, ma semplicemente perché non si prestano ad una analisi delle nuove patologie, che lungi dall’essere universali (valide ovunque) risentono di una molteplicità ed enorme frammentarietà di fattori non solo locali, ma anche quasi individuali.

Questa ovviamente è solo una introduzione, che possa servire da stimolo ad una riflessione più articolata che solo ciascuno di noi può fare soprattutto in base alla propria esperienza soggettiva ed alla propria sensibilità, legata anche e soprattutto alla propria esperienza diretta nell’uso dei nuovi strumenti.

Vi propongo per semplicità una prima infografica, pubblicata qualche tempo fa da nowsourcing. Segue un  interessante articolo di ricerca presentato un paio di anni fa dalla mia amica Simona Chiapparo – che sarebbe importante leggere e comprendere sino in fondo. Da ultimo il mio breve commento a questo studio in un confronto con Simona dell’estate scorsa.

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