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Michele Di Salvo
12 Jun

Se questa è la comunicazione del Pd...

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  Beppe Grillo, Ciro Pellegrino, comunicazione, Cristiana Alicata, disinformazione, elezioni, Gianluca Santilli, giovani, lavoro, Movimento, partito democratico, pd, Politica

Raramente entro nelle questioni “dirette” e nelle polemiche che ne scaturiscono all’interno del Partito Democratico. Come ho detto altrove le singole querelle non mi appassionano; le considero “il buono” della vitalità democratica di un partito (anche se talvolta nella sua accezione patologica) ed al contempo talvolta sono la concretizzazione del “male” di un eccesso di divisione e di faziosità, per cui per il solo fatto che una certa cosa sia stata detta da uno che appartiene ad un’altra componente allora va “chiosata”. Però mi è capitato di imbattermi in questa discussione, in cui non entro, ma da cui parto per un ragionamento più ampio.

Tutto ha avuto origine da questo annuncio cui ha replicato Ciro Pellegrino, da ultimo chiosato da Cristiana Alicata. Mi permetto una precisazione: ovviamente non è tutto qui; ovviamente i rivoli e distinguo e interventi per “dire la mia” ce ne sono stati numerosissimi, e non me ne voglia nessuno, se con molte omissioni ho sintetizzato in tre link la questione e le repliche. Questa vicenda però è interessante perché offre lo spunto per analizzare il gap enorme tra la cd. “comunicazione del pd” – o se si vuole di un normale partito storico – e “la comunicazione della e nella rete”. Comprendere davvero questo gap, che essenzialmente è metodologico e filosofico, spiega e va ben oltre ciò che adesso stiamo semplicemente “vedendo passivamente” sulla scena politica e sociale.

Andiamo però con ordine. Il pd romano “cerca volontari” nel contrasto della disinformazione propalata sulla Rete. Intanto terminologicamente (e stupisce che il termine venga adottato dai “responsabili alla comunicazione”), a meno di interventi dei “servizi segreti”, quella che viene definita “disinformazione” tecnicamente si declina in due modi: a. incapacità ad informare di chi dovrebbe comunicare, b. ottima capacità di comunicare da parte dell’avversario politico. Il tutto condito con la tentazione sempre pronta di “cercare un nemico esterno” per non affrontare “il proprio limite interno”. Buono il dato: il pd scopre che la sua comunicazione è “vecchia”, nel senso che anche laddove sfiora graficamente punte di dinamica eccellenza, usa e adotta strumenti “vecchi” di almeno vent’anni, nei modi, nelle forme e nelle competenze.

Questo “vecchio” se lo porta dietro nel recruiting. Per non cambiare persone, contratti, incarichi, fa leva (sempre) su alcuni assunti: la passione politica dei giovani, il volontariato, la libera dedizione. Lo fa prendendo ad esempio Obama, e rilevando quanti siano i volontari che “fanno campagna con e per lui”.

Occorre ricordare però un passaggio intermedio: i volontari lavorano su un territorio grande quanto l’intera Europa, per una campagna verso 6 volte il numero degli elettori italiani, mettendo a disposizione comunque qualcosa come 150milioni di dollari per i rimborsi quanto meno delle spese che sostengono i volontari. Spesso i comitati sono “abbinati” alle campagne dei senatori e dei congressisti, che anche loro mettono a disposizione personale, sedi e risorse per “i volontari”. Ma il “dettaglio” principale è che prima dei volontari, e a monte, vi è una precisa concezione della comunicazione, accentrata e affidata a professionisti, stipendiati, ben pagati, che on operano “in conflitto di interessi” (ovvero sperando di avere chissà che commesse o incarichi dopo la vittoria elettorale) e che coordinano le varie attività in un preciso rapporto di lavoro contratualizzato, e con strutture capaci di essere autonome nello svolgimento del lavoro, al di là dell’apporto, importantissimo, dei “volontari”.

Ecco la prima considerazione: non si può prendere un pezzo dell’esempio, senza analizzare e comprendere come sia l’intero modello che si porta ad esempio, e soprattutto prendendo “solo quello che ci piace”, omettendo o tagliando… in questo caso il corpo dalla testa.

Si innestano qui le due considerazioni successive che ho citato. Quella di Ciro Pellegrino, che porta avanti la sua campagna perché “i tecnici che si occupano della comunicazione vengano pagati” ed un certo tipo di professionalità venga riconosciuta e retribuita. Il che sarebbe un bel gesto – anche simbolico – da parte di un partito “della sinistra” che si dichiara contro il precariato, per il giusto riconoscimento della meritocrazia, delle capacità professionali, e dei giovani, e che dovrebbe puntare sulla comunicazione. E quella (mi spiace dirlo perché la stimo molto) di Cristiana Alicata che “si stupisce” del presunto attacco, e che in qualche modo risponde affermando (concetto già sentito) che “sparare sul pd è figo”… e io aggiungerei anche che è quasi come sparare sulla croce rossa! Nella sostanza però l’aspetto più disarmante è il commento di Gianluca Santilli (altra persona di cui spesso mi trovo a condividere contenuti e affermazioni) che in questa occasione dimostra concretamente il disarmante scollamento tra il PD e “ciò che avviene nel mondo della comunicazione” ma direi più in generale “ciò che avviene fuori dal pd”, ovvero nella gran parte del paese complessivamente inteso. Dunque, ho scritto io quell'appello. Ho pensato di dover rinnovare le nostre forma di comunicazione, peraltro molteplici, e di mettere a frutto le idee dei nostri militanti. Così come ho fatto, anzi abbiamo fatto, con il concorso di idee per il manifesto della Festa. Non vedo dove sia il problema. I volontari in un Partito prestano la loro attività appunto volontariamente, senza pretendere alcunché in cambio. C'è chi attacca i manifesti, chi li disegna, chi conia gli slogan, chi fa da mangiare alle feste, chi apparecchia i tavoli e chi aggiorna e progetta i siti internet. Dov'è lo scandalo? A chi rubiamo lavoro? Ognuno, perché crede in un'idea, perché crede in un gruppo, perché vorrebbe cambiare questo Paese, mette a disposizione quello che ha. Che siano le braccia, la testa o le gambe, poco importa. Cosa c'è di tanto strano? Fatemi capire …

E allora provo, in maniera costruttiva, a “far capire” cosa secondo me non funziona davvero nella comunicazione del pd. Non funziona che non ci siano un coordinamento professionale “a monte” competente e univoco, con delle professionalità chiare che coordino quelle dei “volontari”, e che sia tutto e sempre lasciato “alla dedizione per la causa”. Non va che i giovani siano quelli che ci mettono la passione e che spesso questa non porti ad una strategia unica che faccia crescere il partito in quanto tale, ma che finisca per avvantaggiare qualcuno, o una parte. Non va che in un web “virale” ciascuno concimi il proprio orticello, e che non si contribuisca tutti a condividere e diffondere “il contenuto della proposta del pd” (comunque articolata) ma solo il pezzettino di messaggio della propria parte, della propria componente, del proprio candidato. Non va che tutto sia lasciato all’approssimazione, al volontariato, alla passione, alla buona volontà del singolo. Queste cose che “non vanno” altro non sono che la causa di quella che appare “disinformazione” e che in realtà è “incapacità a comunicare”. E questo gap – ad esempio – è esattamente il contrario di quello che avviane (ad esempio) nel movimento 5 stelle, dove tutti (candidati e simpatizzanti) lavorano per diffondere i post, i blog, i contenuti, i candidati. Dietro, una precisa idea, una regia professionale e di professionisti, una militanza organica e organizzata. Ma se si vuol “giocare al gioco della politica” lo si deve fare – oggi più che mai – con le regole della comunicazione, senza continuare a improvvisare personali deroghe e distinguo. Occorrono dei professionisti, e la professionalità e il lavoro va pagato. E occorre passione, perché il lavoro, tanto, che c’è da fare, è una certezza, come anche che questo lavoro verrà pagato poco.

Semmai, se vorrà essere “migliore” e fare un distinguo, il pd sarà trasparente (per tornare all’esempio di prima, a differenza di quanto non faccia Grillo). Semmai, se vorrà essere “migliore” e fare un distinguo, il pd in maniera chiara e trasparente sarà il primo partito della sinistra che rimborserà le spese ai volontari, che per il lavoro svolto verserà qualche euro (pochi), e che impiegherà uomini e mezzi, per una volta, perché cresca tutto il partito, e tutto insieme, e senza distinzioni tra correnti e componenti. Ecco, queste sarebbero le “prime stranezze” vere che molti aspettano di vedere, dentro e fuori dal pd; quelle stranezze per cui non saranno volontari solo quelli che “se lo possono permettere” semmai nella speranza di far “salire” qualcuno che un domani possa “ricambiare”. Questo scollamento ha fatto sì che molti, che hanno buttato il sangue nei movimenti degli ultimi vent’anni, oggi siano lontani dalla semplice idea di poter lavorare all’interno e per un “partito tradizionale” e finiscono con il regalare le proprie energie all’idea lanciata dal primo comico di piazza.

Perché è troppo facile parlare della demagogia altrui, del facile entusiasmo, e far leva sulla “passione che ci guida”, senza analizzare – a fondo – dove, quando, come e quante volte la passione, e le energie più pulite sono state frustrate “in casa nostra”, e quindi senza fare una qualsiasi autocritica, fare leva sul “senso della passione per il bene comune” e non accettare alcuna responsabilità. …e vedere, anche stavolta, ancora una volta, queste considerazioni, come una critica o un attacco, è miope.

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G
mah...
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M
...costruttivamente Gianluca
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