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Michele Di Salvo
17 Mar

Grillo e una strana concezione della trasparenza

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  articolo 67, autonomia, Beppe Grillo, Camera, Campagna elettorale, Casaleggio, costituzione, elezioni, Politica, regolamento camera, Senato, trasparenza, votazioni

grillotraspOgni volta che si verifica qualcosa nel M5S scopriamo attraverso il suo blog qualcosa di più delle declinazioni concettuali di Beppe Grillo. Dopo il voto in Senato infatti ci ha regalato un prezioso post in cui ci spiega la sua personale concezione del concetto di trasparenza. Ed anche in questa occasione le caratteristiche sono semplici: dare al pubblico ciò che il pubblico vuole e non proporre nulla che sia – prima di tutto per sé ed al proprio interno – impegnativo, ma una semplice richiesta di un qualcosa che devono fare gli altri.

Grillo traslittera il bisogno di conoscenza e trasparenza, giusto e naturale, del popolo italiano nei confronti di ciò che avviene nelle istituzioni, in un voyeurismo digitale, fatto di streaming continui e su tutto, come se questo volesse dire “esserci”, partecipare, vedere e sentire. Peccato che non sia uno show, e peccato che parliamo di istituzioni e cittadini, e non di un contenuto digitale su cui fare semmai ascolti e guadagni pubblicitari.

Intanto una questione di merito, al di là dei desiderata di Grillo. Esiste una gerarchia nelle norme, per cui i contratti, gli accordi, gli statuti associativi, non possono prevedere norme in contrasto con la legge (nel qual caso o l’intero atto è nullo, o nulla è quella disposizione singola, a seconda dei casi. Nello specifico, le votazioni alla Camera – e al Senato in maniera analoga – sono disciplinate dal regolamento (Camera capitolo X – articoli da 49 a 57  e Senato capitolo XIII articolo 113). Nell’autonomia e nel rispetto della costituzione, detti regolamenti hanno “rango costituzionale”, e devono essere subordinati solo ed esclusivamente al rispetto ed alla coerenza della Costituzione e finalizzati alla sua attuazione. Nello specifico contribuiscono, formalmente e sostanzialmente, a dare applicazione all’articolo 67 (ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato) che rientra però in un intero Titolo I – parte seconda – che andrebbe letto in maniera integrale per comprendere cosa la Costituzione indica in relazione a tutta la struttura parlamentare (articoli da 55 a 69).

La trasparenza, tanto richiesta e sbandierata da Grillo, è ben altra cosa, e certamente non può un codice etico scritto da una sola mano, e come “contratto unilaterale” che Grillo fa firmare al singolo individuo, condizionare la vita parlamentare – che ha una dimensione di delega ben più ampia, tanto che il parlamentare di un singolo partito non rappresenta solo quel partito, il suo gruppo di appartenenza o i suoi elettori,, ma “l’intero popolo italiano”. Ma quello che entra in gioco in questa strana e soggettiva interpretazione, l’idea stessa di trasparenza, e di cosa questa voglia dire e di come deve entrare nelle istituzioni. Trasparenza non è che io venga messo “in costante osservazione” da un grande fratello che invece di chiudermi in una casa finta, mi mette in un parlamento vero. Trasparenza è prima di tutto un atto che impegna noi stessi ad esserlo e che deve riguardare la nostra vita personale e le concrete scelte ed azioni personali che poi conducono ad una determinata carica rappresentativa.

Ed allora in termini di trasparenza verrebbe da porre una serie di problemi “prima” dei richiami che grillo fa ai rappresentanti del popolo italiano, eletti nelle liste 5stelle, nel parlamento di tutti. Problemi di trasparenza che Grillo, su di sé, glissa magistralmente. Primo tra tutti, trasparenza sarebbe sapere da chi come e quanto ha ricevuto come finanziamento della campagna elettorale, sapere chi come quando e con quale discrezionalità spende quei soldi, avere una contabilità trasparente e chiara nel rispetto della legge, avere una risposta chiara sul perché prima critica i finanziamenti agli altri giornali e poi non dice nulla sul suo, illegale e comunque finanziato coi soldi pubblici, trasparenza sui 600mila euro raccolti da dicembre, che nessuno sa che fine hanno fatto, avere uno statuto pubblico, non scritto da tre persone che nessuno ha eletto o scelto in uno studio notarile di periferia. Trasparenza è sapere in modo chiaro e preciso chi ha scelto i candidati ammissibili o inammissibili nelle liste elettorali, con quali criteri, quali organi collegiali, eletti da chi e quando, per scegliere cosa con quali criteri e regole certe. Trasparenza è dire con chiarezza cosa si è in una certa organizzazione. Si è detto “megafono”, garante, testimone, leader, scopriamo presidente di una associazione di sole tre persone, …e per queste funzioni – che siano di garante, di presidente, di portavoce – nella normalità delle cose, esiste sempre un regolamento che ne chiarisce limiti della funzione e modalità, e questo per il rispetto doveroso verso tutti, e per quella tanto sbandierata trasparenza richiesta sempre e solo agli altri.

Ora, per qualcuno la questione potrà anche essere divertente. Questa serie di polemiche e di post al vetriolo dal blog possono anche essere la via giusta per guadagnare visite e accessi e quindi guadagnare soldi da e-commerce e pubblicità e dalle campagne mirate e gestite dai suoi commerciali, ma non è questa la via con cui in maniera seria si affronta la vita politica di un Paese, in un momento delicato, in cui c’è bisogno di gente seria, e del tanto richiamato bisogno di trasparenza. Ecco, dare il buon esempio sarebbe decisamente un buon inizio, e come tutti sanno il buon esempio lo si da cominciando in casa propria. La trasparenza è un tema serio, e non può, anche questo, essere uno spot di propaganda.

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G
Leggo sempre con interesse i suoi articoli. Questa volta desidero lasciarLe i miei complimenti.
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P
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