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Michele Di Salvo
02 Feb

La cittadinanza non è un diritto onorario, né un'occasione populista.

Pubblicato da micheledisalvo  - Tags:  cittadinanza, comunicazione, immigrazione, integrazione, Italia, jus solis, multicultura, multietnico, Politica, Società

Il rischio del populismo, del qualunquismo, è sempre stato “a portata di mano”. Lo è però forse maggiormente oggi, all’epoca della “velocità della rete” – che resta uno strumento e non una realtà a sé stante. Quello che però si abbina a queste due “derive” della para-politica è la faciltà con cui si usano temi importanti, delicati, sensibili, per “emergere” – spesso ad ogni costo. E così è facile scambiare il riconoscimento autentico di diritti reali, che toccano la pelle e la vita delle persone, con un’opportunità per mostrare una qualche forma di filantropia veterottocentesca che speravamo appartenesse ad una logica piccolo borghese sepolta dalla circolazione delle idee e della conoscenza.

In questo partito – il pd – che pure ha molte anime – ci sono persone che lavorano da anni (qualcuno da decenni) nell’affrontare in maniera “seria” una questione che non è “degli immigrati” – perché non sono “altro” da noi. E non è solo un dato di fatto solo economico, ma soprattutto strutturale della nostra società, demografico della nostra popolazione, e civile, inteso come quell’insieme di elementi della nostra cultura nazionale ed unificante, rispetto ai quali abbiamo il dovere verso la nostra storia di dare un significato Concreto ed autentico.

Da queste considerazioni – che partono dall’acquisizione del fatto che i diritti non “vengono dati” ma sono atti reali impliciti, ed il loro semmai riconoscimento è fatto culturale e politico – era nata una posta di legge “articolata” lanciata da un semplice titolo: l’Italia sono anch’io un piccolo esempio – quando venne concepita questa proposta – di un argomento concreto, vero e solido, su cui – al di là delle specifiche e differenti anime di questo partito – proporre una linea unica che non fosse elemosina o filantropia. Non si tratta squisitamente di valutare lo jus solis o “un tempo” di permanenza per l’accesso ai diritti legati alla cittadinanza (quella vera), ma una proposta che prevede anche la semplificazione e velocizzazione dell’iter per riconoscere la cittadinanza agli adulti ed il relativo diritto di voto. E non si tratta di disquisire para-giuridicamente sui dettagli dei requisiti, né sulle condizioni più o meno stringenti per il diritto di voto ed il suo ambito, ma si tratta di affrontare in maniera seria una questione che, è reale, e che tocca la vita vera e la pelle e il sangue di tante persone che sono già Italia, come noi.

E io trovo offensivo, banalizzante, mortificante, proporre surrogati “onorari” di diritti reali. E ancor più trovo che sia qualunquista, populista e opportunistico – pur di ottenere i propri quindici minuti di popolarità – giocare con questi temi e con questi diritti, con proposte e logiche d’altri tempi, e di altri mondi.

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